Descrizione
Questo è un racconto in stile Lovecraftiano che narra la storia della famiglia Garin. Questa non è la storia dell’esplosione avvenuta a Tunguska. Non è il resoconto delle colonne di fuoco che squarciarono il cielo, né delle teorie che provarono a spiegarne l’origine. No, questa è un’altra storia. Un racconto dimenticato, sussurrato solo da chi ha vissuto abbastanza a lungo da sapere che l’evento non ha riguardato solo le foreste. A pochi chilometri da Vanavara, lontano dai riflettori, una fattoria isolata è diventata il palcoscenico di qualcosa che sfida la logica e la ragione. Un frammento caduto dal cielo, un meteorite che non avrebbe mai dovuto toccare la Terra, ha cambiato per sempre la vita della famiglia Garin, composta da Nikolai, sua moglie Alina, e i loro figli Oleg, Ivan, Anton e Gleb. Ciò che accadde in quei campi non è stato registrato nei documenti ufficiali, né discusso nei rapporti governativi. È rimasto sepolto sotto il peso della paura e della censura per quasi ottant’anni. Riemerge dal passato grazie al ritrovamento di un vecchio taccuino di Alexei Morozov. Con i suoi appunti, il giornalista, ci permette di tirare una linea spaventosa che collega questi eventi raccontati a ciò che è poi successo a Chernobyl nel 1986.
30 giugno 1908
Mentre l’umanità ancora ignara celebrava il nuovo secolo come promessadi progresso e illuminazione, un boato inimmaginabile squarciò i cieli sopra la Siberia centrale, e un’esplosione senza precedenti si abbatté
sulle remote foreste nei pressi di Vanavara. Le cronache parlarono di una meteora, di alberi inceneriti, di cieli infuocati, ma nessuno osò raccontare ciò che realmente accadde dopo.
In un angolo dimenticato di quella regione sterminata, un frammento caduto dal cielo piombò su una fattoria isolata, portando con sé un colore che non apparteneva a questo mondo, una vibrazione estranea
alla nostra realtà, un principio di corruzione capace di infiltrarsi nella materia viva e di deformare ogni legge naturale.Gli eventi che seguirono segnarono il lento disfacimento della famiglia Garin, la contaminazione del suolo, l’insorgere di forme viventi impossibili e la comparsa di sintomi che sfuggivano tanto alla medicina
quanto alla ragione. Ma tutto venne dimenticato, occultato, inghiottito dal silenzio e dalla neve. Nessuna indagine ufficiale. Nessuna memoria pubblica. Solo l’eco di un orrore che attendeva nell’ombra.
Questo racconto, liberamente ispirato a Il colore venuto dallo spazio di H.P. Lovecraft, ne raccoglie l’essenza più profonda, intrecciandola con il mistero storico del disastro di Tunguska, e innestandola nell’universo
narrativo dell’Eridite, l’enigmatica sostanza extraterrestre che decenni dopo cambierà per sempre il volto del mondo.
Un racconto di orrore cosmico e oblio, dove il confine tra scienza e incubo si fa labile, e dove la verità si insinua nei margini più oscuri della memoria collettiva.
Un’opera inquieta e perturbante, per chi non teme di guardare oltre il velo del conscio, dove l’ignoto non è soltanto da esplorare, ma da temere profondamente.