Pubblicato il 24/9/2025
Il gioco di ruolo da tavolo è spesso visto come uno splendido mezzo per creare nuove amicizie. Sedersi al tavolo, collaborare per raccontare una storia, ridere e vivere avventure fantastiche insieme: sono momenti che possono legare le persone per anni. Anch’io posso confermare quanto sia facile fare nuove conoscenze grazie ai GDR, e quanto spesso queste si trasformino in vere amicizie. Ma allo stesso tempo, non è raro vedere gruppi sciogliersi o vecchi amici allontanarsi per qualcosa accaduto proprio durante una sessione.
La vera domanda non riguarda la meccanica del gioco, i dadi o le regole, ma ciò che emerge dalle persone quando si gioca. Il gioco di ruolo, forse più di altri hobby, mette in evidenza il carattere: la voglia di primeggiare, la generosità, la tolleranza, l’empatia, o anche il bisogno di avere il controllo. Siamo davvero noi stessi quando interpretiamo un personaggio o quando prendiamo decisioni nel gruppo?
Per molti, il tavolo da gioco diventa uno specchio. Il modo in cui affrontiamo situazioni fittizie spesso riflette i nostri valori profondi. Le dinamiche del gruppo possono portare a incomprensioni o frustrazioni. Spesso i conflitti non nascono dalla trama, ma da differenze di atteggiamento, dalla poca attenzione alle esigenze degli altri, dalla voglia di “vincere” o “comandare”.
Succede quindi che le amicizie si rafforzino… oppure si rompano.
Molti giocatori rispondono di sì: basta un litigio, una sessione troppo intensa, o una giocata in cui emergono competitività e rancori nascosti. È normale? Sì, ma non è inevitabile.
Il gioco di ruolo può unire o dividere, ma soprattutto rivela chi siamo. Usare il GDR come opportunità di crescita personale e di gruppo, affrontare i momenti di crisi con dialogo e rispetto, può davvero fare la differenza, dentro e fuori la sessione.
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